Memorie di un porcospino

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Narra una leggenda africana che ogni uomo ha il suo doppio «animale». Quello di Kibandi è un porcospino. Poteva essere un leone, un elefante, una giraffa, un gorilla, e invece no, è un goffo, tenero porcospino. I due sono uniti indissolubilmente da quando, quarantadue anni prima, Kibandi si è inoltrato con il padre nella foresta per bere la mayamvumbi, una disgustosa sostanza che sancisce l’iniziazione del ragazzo. Così il povero porcospino è costretto ad abbandonare i suoi simili per vivere accanto al suo doppio, che da ragazzino mite si trasforma col tempo in un feroce assassino. Vicini di casa, abitanti del villaggio: la furia di Kibandi si abbatte su chiunque abbia la sfortuna di incrociare il suo cammino. Il porcospino lo segue ubbidiente, si rende complice di efferati omicidi, finché un giorno non decide di scappare e, trovato rifugio tra le radici di un baobab, inizia a raccontare la sua storia tragicominca. Dopo Pezzi di vetro, giocoso inno alla letteratura, con Memorie di un porcospino Mabanckou rievoca miti e usanze della sua terra perché «i libri che sopravvivono più a lungo sono quelli capaci di reinventare il mondo, di rivisitare la nostra infanzia». D’altronde «il mondo è soltanto la versione approssimativa di una favola» e lo scrittore congolese è maestro nel fondere cultura alta e cultura popolare trasformandole in un linguaggio universale.

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Estratto

Data di uscita

Luglio 2017

EAN
9788896538906
Collana

Bazar

Pagine

180

Traduzione

Daniele Petruccioli

Rassegna stampa