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Perché Federer è esistito davvero, di Emanuele Atturo
19/09/2022 

Per anni le persone hanno immaginato il ritiro di Roger Federer, pregandolo di ritirarsi prima che la magia svanisse. Forse perché Federer era una parte di noi, della nostra storia, e avremmo preferito lasciar andare quel pezzo prima di vederlo invecchiare. Anche solo per non vedere sporcata la sua immagine incorruttibile. L’amore per Federer, però, non nasce solo dai suoi successi e dal suo tennis impossibile, ma anche da come ha conciliato questa perfezione con una fallibilità che non ha nulla di divino, ed è completamente umana. Le sue prestazioni belle e perdenti,le sue lacrime, sempre generose dopo vittorie e soprattutto le sconfitte. Federer tennista è stato l’esperienza religiosa descritta da Foster Wallace ma, soprattutto negli ultimi anni, anche l’imperfezione che appartiene agli esseri umani. È stato l’una e l’altra cosa.

La tristezza delle prime ore dopo il ritiro è legata alla nostra consapevolezza del tempo che passa, o all’idea che Federer si sia ritirato insieme a un grosso pezzo del tennis, per il difetto percettivo per cui molti di noi non hanno mai visto e conosciuto un tennis senza di lui. È stato anche il nostro privilegio. 

Federer è, ed è sempre stato, più reale di quanto siamo disposti ad accettare. Non esiste nessun finale perfetto, ma rimane ancora l’eco di questo amore che non finirà mai.

Emanuele Atturo

 
 
     

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